ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO

C’era una volta (non molto tempo fa’) un fantastico paese dal nome ITALIA nel quale al mattino il sole ti svegliava ridente e guardavi un bellissimo cielo azzurro prodigo di meravigliose promesse.
Ti recavi al lavoro e, per strada ti salutavano tutti chiamandoti per nome perchè oltre te, conoscevano tuo padre, tuo nonno e l’intera famiglia che lì era sempre vissuta.
Ognuno affrontava le sue fatiche quotidiane con gioiosa serenità ed a sera si tornava a casa stanchi ma con tanta voglia di raccontare alla moglie, ai figli ed ai vicini tutti i progetti che alimentavano il gusto del vivere (vorrei dire ai “Bocconiani” che la fiducia nel futuro è il motore più potente per la “crescita economica”).
Spesso riuscivi a mettere dei soldini da parte e quando il gruzzolo cresceva lo depositavi in banca dove ti accoglieva (con notevole considerazione) il tuo impiegato di fiducia (sempre quello da sempre) remunerandoti molto bene e questa gratificazione stimolava il desiderio di ulteriori risparmi (“la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme” art. 47 della Costituzione Italiana – oggi abbiamo un’inflazione quasi a due cifre e le remunerazioni sui depositi inesistenti).
Se poi riuscivi ad acquistare un immobile da locare la tua autostima arrivava a mille e ti sentivi “ricco” oltre che di denaro, anche di tanti nuovi progetti per il futuro, un futuro che era sempre più roseo e pieno di certezze (il governo Monti ha fortemente danneggiato e diminuito il valore delle nostre case e svuotato di senso la proprietà immobiliare, baluardo di libertà e vero “volano” della crescita economica).
La domenica, dopo la messa con la moglie ed i bambini passeggiavi per i giardini della “tua città” dove persino gli alberi ti sorridevano paterni, avendoti visto crescere in quegli stessi luoghi dove ora respiravi la stessa aria con i tuoi figli (sottolineo ai “Bocconiani” che vivere in “modalità gioia” moltiplica il potenziale produttivo di ogni individuo).
Lavoravi tanto e spesso pensavi a quando, divenuto sessantenne con la meritata pensione ti saresti dedicato ai tuoi hobby più cari ed alla tua famiglia e tutto questo ti dava una sensazione di tranquillità e di ordinata serenità (la legge “Fornero” ha distrutto la serenità, le prospettive e le certezze degli italiani).
Poi, ad un tratto, il cielo si è addensato di nubi scure, i giornali con le erudite parole del prof. Prodi cominciavano a parlare di necessario momentaneo rigore, di spread, di mercati, di pareggio di bilancio in funzione del quale tutto andava sacrificato con tutte le arcinote misure in chiave neoliberista.
Al mattino ti svegli con un groppo allo stomaco e guardando il cielo sempre più cupo, cerchi la forza per affrontare l’ennesima giornata tra vicini sconosciuti ed iracondi e colleghi stressati.
Tutti corrono, tutti urlano, e quindi, anche tu corri e corri senza sapere più alla fine verso cosa (celebrazione dei dogmi imposti dalle plutocrazie con la globalizzazione).
E pensando a ieri una lacrima ti solca il viso con un dubbio che ogni giorno si fa sempre più pressante:
Sono folle io nel rimpiangere un mondo che non c’è più o, piuttosto sono folli coloro che lo hanno distrutto ?
Ai posteri l’ardua sentenza.

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