AUTORITÀ ED AUTOREVOLEZZA

Sono due termini effettivamente simili ma con una differenza di merito enorme.
L’epoca in cui viviamo (più che in passato) vive il dramma di avere una classe dirigente particolarmente modellata all’autorità (e che spesso ignora totalmente la sostanza dell’autorevolezza).

Tempo fa, un notaio (persona visibilmente incolore e mediocre) pretendeva che il suo assunto fosse da prevalere sul mio “a prescindere” solo e perchè in quanto autorità !!!
E’ un’autorità, persino il vigile urbano, il quale, se nello svolgere le sue funzioni fosse stato “formato” per perseguire l’interesse della città capirebbe che, spesso può essere più vantaggioso in termini di valorizzazione turistica non elevare pedissequamente una multa al turista ma fermarsi ad un garbato richiamo.
In questo caso sarebbe “autorevole”.

L’autorevolezza presuppone statura morale e valoriale, in altri termini: grandezza interiore.
Il soggetto che si esprime solo in termini di autorità, spesso è un mediocre, che solo per casi fortuiti ricopre un determinato ruolo, nel quale scarica tutta la sua frustrazione, consapevole della propria mediocrità, (mi viene in mente “un giudice” di De Andrè).

E’ evidente che, l’assenza di autorevolezza nelle persone ai vertici della nostra società rappresenta forse l’origine dei tanti mali che si sono abbattuti e continuano ad abbattersi sulla nostra quotidianità.

Urge trovare il modo di azzerare questo stato di cose cominciando a chiamare le cose con il loro vero nome per cui il mediocre rimane mediocre anche se è al vertice e possibilmente valorizzare ed apprezzare le persone veramente autorevoli (che spesso sono quelle che non urlano), perchè solo riorientando il nostro mondo in questo verso possiamo sperare in un futuro migliore.

NON È LA FUNZIONE CHE DA PRESTIGIO ALL’UOMO MA È L’UOMO CHE DA PRESTIGIO ALLA FUNZIONE.

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