RIALZATI BARLETTA!

Osservando nostalgicamente vecchie stampe della nostra città e vedendola oggi, mi viene naturale, con una punta di tristezza, fare delle considerazioni.
Mi chiedo se chi si è occupato di progettare e costruire i nostri quartieri nei decenni passati (MA ANCORA ADESSO) si sia posto il problema di realizzare case nella consapevolezza che il loro aspetto, gli spazi verdi, le strade, sarebbero divenuti inevitabilmente IL VOLTO DELLA CITTA’.
Il “brutto” regna sovrano deturpando luoghi che, un tempo conservavano intatto il fascino del nostra gloriosa memoria storica.
Penso a Piazza Caduti stuprata nel 1985 con l’abbattimento del bellissimo “Palazzo Cuomo”, a Corso Garibaldi, a Corso Vittorio Emanuele, a Piazza Plebiscito, Via Cialdini, selvaggiamente privati di quella austera bellezza tipica dei palazzi d’epoca, grondanti di storia e di un passato ancora vivo nella nostra memoria.

Tutto cancellato da una volgare “modernità” espressione di insensibilità e pessimo gusto, soprattutto nella concezione urbanistica della città, premesso che, lo scopo del costruire dovrebbe essere il benessere di chi ci abita, inteso come uno stato psicofisico cui concorre la salute dell’individuo.
Il prezzo più alto è stato pagato con il conseguente BASSO LIVELLO DELLE NOSTRE POTENZIALITA’ TURISTICHE.

Tutto questo si è compiuto nel periodo di massima opulenza registrato a Barletta (dagli anni 60 alla metà degli anni 80) dove in nome del profitto più rapace si sono colpevolmente e sconsideratamente cancellate le nostre radici.

Si sono progettati quartieri senza tener conto del fatto che “l’uomo” ha una serie di necessità che non sono legate solo ad un ordine meccanico e razionale ma bensì al bisogno “interiore” di vivere in un ambiente bello e stimolante nel quale la individualità di ogni “persona” possa esprimersi e crescere ponendo “al centro” le esigenze “reali” della esistenza umana.

Nelle forme di edilizia contemporanea, pensate attorno a realtà industriali (come avviene in Cina ed in Corea)”l’uomo” è considerato alla stregua di un numero che deve muoversi all’interno del suo grigio microcosmo:
svegliarsi al mattino, recarsi al lavoro, rincasare a sera e riposare.
Ed è andata relativamente “bene” (!) sino a quando Barletta ha avuto una connotazione di tipo artigianale ed industriale, ora, se si considera che la nostra economia locale è ormai del tutto orfana del comparto artigianale e manifatturiero appare urgente e chiaro il bisogno di “CAMBIARE ABITO” ALLA CITTA’ per valorizzare al massimo la carta delle potenzialità turistico e ricettive, recuperando nell’urbanistica quel senso del “bello” vigorosamente assente.
Una città che ha il disperato bisogno di puntare sul turismo come estrema risorsa, non può e non deve assolutamente prescindere da questo aspetto (Basti vedere cosa è stato fatto nel salento !).

E’ utile ed indispensabile conoscere e promuovere l’immenso patrimonio rappresentato dalla nostra memoria storica;

E’ oltremodo fondamentale progettare la valorizzazione della immensa litorale, attraverso una CORAGGIOSA E GRADUALE REIMPOSTAZIONE DELLA CITTA’, stravolgendo la logica dell’attuale Piano Regolatore al fine di portare gradualmente le FABBRICHE VERSO L’INTERNO e recuperando LE AREE VERSO IL MARE per FINALITA’ esclusivamente ABITATIVE E RICETTIVE.
Un maggior senso dell’ordine e della pulizia da parte degli amministratori prima e dei cittadini poi che, imparando a “fare sistema”, costituirebbero le necessarie premesse per LIBERARE E SOSTENERE la vocazione turistica di Barletta.
E’ l’unica alternativa occupazionale possibile (seria e strutturale) alla scomparsa del florido settore artigianale e manifatturiero del passato.

S. G.

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